Due ritratti di Raffaello. In dialogo Maria Cristina Silvera e Alberto Rovida

C’è un dipinto visto alla mostra dedicata a Raffaello alle Scuderie del Quirinale, che mi torna in mente frequentemente con la forza di una apparizione. E’ il Ritratto di giovane conservato a Madrid nella collezione Thyssen Bornemisza.

Mi chiedo quale sia il mistero dell’incantamento di quest’opera, apparentemente semplice per soggetto e composizione. La critica ha a lungo dibattuto sull’identità del giovane. Tra le varie ipotesi la più verosimile fino a qui (non ho potuto ancora leggere la scheda relativa nel catalogo delle Scuderie) è che si tratti di un giovane appartenente a qualche nobile famiglia, forse identificabile con quel Pier Luigi Farnese (1503- 1547), figlio del cardinale Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III, che fu investito del ducato di Parma e Piacenza dopo il rifiuto dell’imperatore Carlo V di infeudarlo con Milano.

C’è qualcosa in quel volto che ricorda il ritratto della Fornarina, la donna amata da Raffaello dalla identità misteriosa che – ricordiamo – è solo a partire dall’Ottocento che comincia a essere chiamata così. Tra il 2011 e il 2012 i due dipinti furono esposti in un confronto ravvicinato nelle sale di palazzo Barberini a Roma. Risalenti entrambi all’ultima attività di Raffaello, i due dipinti sono uniti non solo dal mistero relativo al soggetto ritratto ma anche dall’impostazione e dallo stile. Il pittore infatti “realizza in modo simile la testa, con una leggera torsione sul collo sodo e ci fa trapassare dallo sguardo acuto degli occhi scuri da cui emana una vitalità coinvolgente. I volti sono arrotondati e privi di ombre, come è tipico di Raffaello e la pelle è trasparente e porcellanata, di un nitore estremo. Una chiarezza di materia e d’invenzione che vuole sottolineare la piena fisicità dei personaggi, ritratti entrambi nel fulgore della giovinezza, immersi con grazia e con forza nell’atmosfera che li circonda” (dal catalogo della mostra di palazzo Barberini)

 

Maria Cristina Silvera (storica dell’arte)

… dovendo scegliere tra i due soggetti, preferisco la Margherita Luti, (ndr la Fornarina),

ma come quadro, preferisco il Ritratto di giovane. La pittura mi pare più libera e non calligrafica

e, se debbo dire, mi pare che la relazione tra soggetto e osservatore, nei due quadri

si sia invertita: nella Fornarina l’effetto è come se anche noi la stessimo guardando

attraverso l’occhio del pittore mentre lei, a ben vedere, sta solo in posa: non c’è indagine

psicologica; non ha una espressione caratterizzata: è, appunto, l’oggetto di un

esercizio visivo (magari l’oggetto del desiderio). Il ritratto della Tyssen è molto diverso.

E’ vero che i due soggetti si somigliano, ma qui è lui che guarda lo spettatore e rivela

una identità, un carattere, una sua propria vitalità… e poi non ha orpelli che distraggano

o che inducano significati simbolici o intenzioni comunicative. E’ assai più essenziale.

Anzi, quel mantello rosa in primo piano, oltre a dare un preciso indirizzo cromatico e

luministico, crea una sintesi delle forme di sicuro calcolata e una sensazione unitaria

molto precisa.

Alberto Rovida (pittore – insegna Disegno di nudo alla civica scuola del Castello Sforzesco)

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

About Us

Luckily friends do ashamed to do suppose. Tried meant mr smile so. Exquisite behaviour as to middleton perfectly. Chicken no wishing waiting am. Say concerns dwelling graceful.

Services

Most Recent Posts

Company Info

She wholly fat who window extent either formal. Removing welcomed.

Seguici sui nostri social network

© 2024 – Associazione Amici della Biblioteca Villa Venino A.P.S. E.T.S.